venerdì 1 maggio 2015

StorieReali presenta: INTERVISTA A REZZONICA CASTELBARCO E CRISTINA MAGLIANO

                                             
                                                “Donne Illuminate”

Cristina Magliano e Rezzonica Castelbarco al Fuorisalone 2015,
Spazio Orso !6, Milano

“Ho un nuovo progetto. Metteremo un’opera egizia vicino a un disegno infantile, un’opera cinese vicino a un Doganiere Rousseau, un disegno popolare vicino a un Picasso e cosi’ via. A poco a poco coinvolgeremo nel progetto scrittori e musicisti”
Wassily Kandinsky

19 Giugno 1911: Wassily Kandinsky ha un’idea. Nella lettera che scrive all’amico Franz Marc da’ una nuova traccia di quello che diventera’, un anno dopo, l’Almanacco del Cavaliere azzurro, la prima rivista che ambisce a rifondare le pratiche artistiche europee in una prospettiva mondiale , dando spazio alle arti di civilta’ lontane ma anche ristabilendo una continuita’ tra l’arte popolare e l’arte colta, tra il gesto creatore del bambino e quello dell’artista adulto. E’ indubbiamente l’atto di nascita dell’arte moderna, per la sua ambizione interdipliscinare e anche per la rivendicazione di autonomia degli artisti nei confronti degli intellettuali e del mercato. Qualche anno dopo ovviamente i nazisti qualificheranno “degenerati” gli artisti che scrivevano su quell’Almanacco.
Rezzonica Castelbarco e Cristina Magliano, sembrano aver assimilato perfettamente la tendenza al comparativismo di Wassily Kandinsky e possegono entrambe, una naturale propensione a scompigliare le carte del gioco. La stessa determinazione a sperimentare, mescolando ambiti, generi e perfino provocando slittamenti temporali, che ritroviamo nel loro ultimo progetto: “Donne illuminate”.
Gia’ dal 1998’, le due amiche e socie, avevano trasformato il loro laboratorio di design: Cambiofaccia, in una fucina alchemica, dove ogni oggetto, mobile, cosa e materia reciclati, erano destinati ad essere reinventati, rielaborati e rivoluzionati, esaltandone il passato e l’identita’ storica ma mettendo in atto nuove dinamiche e mutazioni psicologiche, estetiche e narrative. Qualsiasi opera, si trasforma poi, in relazione spaziale concreta e l’esperienza del fruitore, dell’osservatore e’ condotta in termini di coinvolgimento ambientale ancora piu’ diretti e materialmente percettivi.
Le “Donne illuminate”, sono infatti ritratti luminosi, che hanno significato, valore e funzione singolarmente ma che possono convivere anche insieme, in gruppo, in un’installazione in bilico tra il 700’ e oggi, invenzione e storia, design e pittura, tecnologie avanzate e valore artigianale.
In Italia, l’unica strada alternativa percorribile, e’ quella della proposta, della valorizzazione e del connubio tra antico e moderno, nel rispetto del contesto e del territorio, in arte, nel design, in architettura e in ambito museale, solo cosi’ la Storia dell’arte e il nostro patrimonio artistico ed architettonico, possono trasformarsi in risorse infinite e nuovi universi di opportunita’ e sbocchi professionali, per le nuove generazioni.
Ceschina Bonfanti, e’ la giovane, che aiuta e riunisce le ragazze madri come lei; Leontina Barbacan, appassionata di opera e di musicisti, e’ l’ amante per una notte di Giacomo Casanova; Felicita Rodegani, ribelle nei confronti del noioso marito, e’ paladina dell’istruzione femminile e della scienza in particolare; Giuseppina Bonaviri, viene allevata come un maschio, ma con la mente arguta e pronta per sciarade, enigmi e problemi di matematica. Angiola Scarpati, e’ l’amante del ballo e della poesia e Maria Adelaide, abile giocatrice di scacchi, viene sospettata di stregoneria dal clero, per le sue idee progressiste nella difesa dei diritti dei lavoratori e l’incoraggiamento alla parità professionale e di salario tra i sessi. Un omaggio al coraggio, alla passione, all’intraprendenza, alla gioia di vivere delle donne di ieri, che intrecciano i loro destini alle storie di quelle contemporanee. Un filo rosso che non si spezza, si rafforza e s’intreccia con i progetti di Rezzonica Castelbarco e Cristina Magliano, che nonostante la crisi e l’incertezza della situazione attuale, propongono una nuova sfida professionale, artistica ed esistenziale, per continuare a credere in se stesse, oggi come allora.


http://www.donneilluminate.com/it/donne-illuminate.php


Installazione 2015 Fuorisalone Spazio Orso 16, Milano

Parallelamente alla serie delle “Donne Illuminate”, avete progettato anche la collezione Exomoon, ispirata alla figura essenziale del cerchio, che voi stesse definite anche come sculture luminose. Strutture, che ricordano le sfere di Kapoor, avendo la stessa intensità di coinvolgimento ambivalente: di amplificazione e dilatazione spaziale e al contempo, di risucchio fagocitante di energia e di fatale attrazione di chi e’ intento ad osservare, nelle vicinanze. Anche una galleria, potrebbe essere quindi un vostro possibile interlocutore? 
Sì certo, essendo i nostri progetti il risultato di una contaminazione fra arte e design. La nostra ricerca e i nostri interessi si sono sempre sviluppati in questa direzione.

I ritratti delle donne illuminate, nascono dai dipinti di Pietro Rotari, pittore seicentesco veneto. Artista e giovani donne realmente esistiti, mentre le loro storie sono romanzate, architettate ed inventate, con grande fascino narrativo di particolari credibili e plausibili, innescando così l’ambiguità’ ammaliante provocata dall’artificio mimetizzato alla vita reale. Chi è il prodigioso autore delle biografie inventate? Come è nato il vostro sodalizio?
Quando ci siamo trovate davanti ai volti di queste giovani donne e non sapendo la loro provenienza, ci siamo divertite a immaginare la loro storia per sottrarle all’anonimato e per sentirle più vicine. Per questo ci siamo rivolte a Marianna Basile, traduttrice e settecentista che ha costruito delle formidabili biografie partendo dai loro visi, dal loro abbigliamento e dalle loro movenze: è tutto immaginato anche i nomi, ma assolutamente credibile. Essendo lei una studiosa del Settecento si è potuta sbizzarrire.

L’architetto Italo Rota, e’ convinto che non siamo più nell’epoca delle grandi costruzioni ma invece, si può ad ogni livello, intervenire sullo spazio e sulle strutture già esistenti, utilizzando il colore, la luce e attraverso materiali trasparenti e leggeri, dare una nuova visione ed interpretazione. Anche voi, avete adottato questa filosofia, di dare senso e nuova vita allo spazio, agli oggetti, evitando la logica consumistica e di mercato, per cui bisogna sprecare, distruggere, deteriorare, per sopperire ad urgenze di profitto ed ansie d’acquisto forzato. Risparmio energetico e tutela dell’ambiente, sono ormai dei canoni di riferimento imprescindibili, in ogni settore. Anche voi avete sostenuto ed applicato, una ricerca sulla luce basata sulla tecnologia LED. Applicazioni, che condizionano la fase creativa e progettuale?
La fase progettuale oggi non può prescindere dalla ricerca tecnologica. Quello che a noi più interessa è trovare una sintesi fra la tradizione e le nuove tecnologie che sono rivolte al risparmio energetico e alla tutela dell’ambiente. Per questo la scelta della tecnologia LED.

Quando siete in studio, c’e’ una suddivisione dei ruoli? Chi delle due, durante le fasi di progettazione, mantiene una certa distanza per avere uno sguardo più critico?
Dopo anni di lavoro insieme siamo assolutamente complementari. Se c’è una divisione dei ruoli è naturale e dettata dalle esigenze che via via si presentano. Va inoltre detto che seguiamo insieme ogni fase della lavorazione, dalla prima idea alla progettazione e poi realizzazione. Ormai non si tratta di scegliere fra due impostazioni diverse, perché abbiamo visioni sempre concordanti.

I fratelli Ewan e Roman Bouroullec, gli astri nascenti dell’ultimo Salone del Mobile, sostengono che ci sia meno voglia di provocare e che i costi di produzione degli oggetti di qualità, non sempre consentono di ridurre i prezzi. Anche se le vostre collezioni, sono improntate sulla particolarità del pezzo unico, siete disposte ad investire nei vostri progetti, mettendo sulla bilancia profitti e perdite?
Sì, perché per noi la cosa più importante è credere fino in fondo a un progetto e quello che ci anima è sempre la passione.

In Italia ci sono molte persone desiderose di spendere per abiti ed occhiali firmati ma che non sono sempre disposte ad investire in un prodotto di qualità dal punto di vista artistico ed artigianale. Questa cultura del consumo rischia di distruggere le imprese che non possono trasferire tutta la produzione in Cina. Come vi collocate in questo periodo di transizione critica, sia dal punto di vista etico che professionale? 
Rispetto alla cultura del consumo siamo sempre state controcorrente. Abbiamo sempre fatto e facciamo prodotti che derivano da scelte estetiche ed etiche, prodotti di nicchia che puntano sull’artigianalità italiana, rigorosamente fatti a mano, prodotti unici. Facciamo lavorare solo artigiani italiani e questa è una scelta etica.



Exomoon bianca


Il rapporto con le Istituzioni e gli interventi in spazi pubblici, rappresentano un altro crocevia senza sbocchi e con numerose strade impervie. Il vostro committente e’ quindi il privato, anche se all’estero, lo Stato, supporta e coinvolge le associazioni e le piccole imprese. La vostra opinione al riguardo?
Purtroppo in Italia, a differenza dei paesi nordici, non c’è una cultura di formazione e supporto dei giovani designer e artisti, col rischio che molte idee anche innovative si perdano per trovare invece sbocchi all’estero. Ci piacerebbe molto poter contare anche in Italia su una politica in tal senso.

La luce, e’ una fonte d’ispirazione infinita, basta pensare a Fontana, a Dan Flavin e a tutti gli artisti e designer che hanno sperimentato e continuano a farlo, ancora oggi. Prevedete altri progetti legati a questa fonte inesauribile di energia e d’ispirazione? 
Sì, certamente! D’altra parte con un nome del genere non potremo che occuparci della luce!

Entrambe vi siete confrontate con l’installazione. In particolare, quella con icone e simboli carichi di significati e valore narrativo. Vi piacerebbe sperimentare ancora con questo linguaggio che coinvolge lo spazio e il valore delle immagini, con tutta la carica psicologica ed estetica possibile?
Anche in passato ci siamo sempre mosse in questo senso. 
Diremmo quasi che quello che più ci diverte e ci appassiona è la messa in scena in tutte le sue sfumature. Le installazioni sicuramente fanno e faranno sempre parte dei nostri progetti. Infatti le Donne Illuminate non sono solo lampade ma rappresentazioni luminose.

Progetti e sogni futuri? 
Progetti futuri: sicuramente continuare a lavorare sulle contaminazioni fra arte, scultura, fotografia e letteratura. Estendendo anche la ricerca a soggetti diversi, all’arte contemporanea e alle grandi dimensioni.




1 commento:

  1. Intervista molto bella, citata anche nel mio blog www.simonaverrazzo.com

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